Questa puntata de “Lo stato dell'arte” ha cercato di intercettare un dubbio sempre più diffuso nelle democrazie, anche quelle avanzate. In un clima generalizzato in cui il linguaggio della politica appare oscuro e staccato dalla quotidianità, se non insincero, viene da chiedersi se sia lecito mentire in politica. Massimo Teodori fa notare come la liceità o meno del mentire in politica sia dipendente dai contesti storico-culturali. Se teoricamente è una pratica sbagliata e da condannare, è pur vero che in un Paese come il nostro vige il machiavellico “il fine giustifica i mezzi”, che rende la menzogna in politica non totalmente nociva laddove il contesto la richieda. Non è così in ambito statunitense, dove abbiamo numerosi casi di presidenti costretti alle dimissioni o sottoposti al giudizio proprio perché hanno mentito al loro popolo. Secondo Maurizio Bettini, invece, mentire in politica può essere lecito anche a livello teorico. In primo luogo perché bisogna accordarsi sul termine “menzogna”, dato che non sempre si mente con l’intenzione di farlo. In secondo luogo perché non è detto che la politica debba sottostare all’etica: il giudizio che diamo a un politico che mente, infatti, dovrebbe sempre fare i conti con gli effetti benefici che tale menzogna può produrre sulla comunità. Bisogna guardare ai fini pratici, quindi, più che ai principi etici.
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