Paolo Pecere ricerca nella storia della filosofia i primi cenni a un fondamento corporeo dell'istinto sociale, cenni che vanno ricercati nel XVII secolo. Dal materialismo ci vengono due domande opposte e complementari: la natura umana è incorreggibile oppure, con l'attività della mente e della società, può essere modificata? Per fare qualche esempio, Hobbes appartiene alla prima schiera, mentre Spinoza indubbiamente alla seconda. Quest'ultimo parla infatti di "imitazione degli affetti": se vediamo un altro essere umano provare delle emozioni, allora il nostro corpo, quasi di riflesso, le prova anch'esso.
Le concezioni attuali sui fondamenti biologici dell'istinto sociale trovano la loro origine in Darwin, il quale interpretò la funzione delle emozioni dal punto di vista dell'adattamento sociale dei mammiferi. Da qui James partì per descrivere le emozioni come stati essenzialmente corporei che solo in seconda battuta diventano coscienti. Una concezione che poi ha trovato conferme in biologia e, recentemente, nelle neuroscienze. I neuroni-specchio, addirittura, rimandano alle teorie spinoziane, perché sono neuroni che si attivano sia quando si osserva compiere una data azione, sia quando la si compie in prima persona.
L'emergenza di scoperte e conferme biologiche, infine, ripropone il problema del rapporto tra controllo sociale e libertà individuale. Un problema già emerso durante l'Illuminismo e poi attualizzato da Michel Foucault, le cui idee sono state ulteriormente messe in ballo dalle neuroetiche.
Michel Foucault - La cura di sé
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