Il filosofo della scienza Mauro Dorato risale al De interpretatione di Aristotele per introdurre la sua riflessione sul libero arbitrio e sul determinismo. Qui Aristotele poneva un dilemma dal quale si poteva dedurre l'assenza della libertà umana, a partire dalla possibilità logica del libero arbitrio. Altre forme di determinismo sono di natura teologica - legata alla divina onniscenza - e scientifica - in particolare connessa con la fisica classica. La fisica classica, infatti, afferma che se abbiamo la descrizione di uno stato del mondo in un tempo arbitrario, (ad esempio nel tempo presente) allora tutti gli stati futuri e passati sono univocamente fissati dalle leggi di natura. Almeno in linea di principio, non c'è nulla che non possa essere univocamente dedotto da tale descrizione di stato e dalle leggi di natura.
Con il Novecento la situazione cambia considerevolmente, perché l'introduzione del caso nella meccanica quantistica pone dei nuovi quesiti. Già la riflessione precedente aveva affermato che posso essere libero anche in un mondo deterministico, in quanto posso fare ciò che voglio sebbene la catena causale degli eventi sia determinata da prima della mia nascita. Questo, però, è valido se intendiamo la struttura del tempo come lineare. In ambito quantistico, invece, la struttura del tempo è ad albero e comprende tutta una serie di futuri possibili compatibili con un unico passato. In che senso posso essere libero in tale contesto? Apparentemente in ogni momento della mia vita potrei fare qualcosa di alternativo rispetto a ciò che faccio. In realtà si tratta di una trappola: il caso, di fatto, non rende più spiegabili e giustificabili le mie azioni, perché tutte le mie decisioni presenti diventano tanto più indipendenti dal mio passato (e dunque da me) quanto più sono solo probabili o casuali.
L'ambito neurale è probabilmente il più adatto per riflettere sul libero arbitrio. Spesso crediamo di fare qualcosa seguendo la nostra volontà cosciente ma in realtà veniamo anticipati dal nostro corpo. Se non crediamo in un semplicistico dualismo tra mente e corpo e se intendiamo le emozioni come uno stato corporeo molto complesso che ci induce ad agire in un senso o nell'altro, allora, paradossalmente, possiamo difendere solo una versione della libertà umana, compatibile con il determinismo. Sono libero di alzare un braccio perché il mio braccio ha la possibilità di muoversi: è solo il determinismo che può dar conto della nostra libertà, ossia controllare la nostra azione una volta che desideriamo fare qualcosa, anche se il nostro "desiderare qualcosa" non è controllabile. Siamo liberi di volere quel che possiamo fare, ma non siamo liberi di volere quel che vogliamo. E' una nozione di libertà un po' più limitata ma è quella di cui effettivamente disponiamo.
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